Riconciliamoci con il
lavoro. Chiediamogli scusa per averlo subordinato all’arricchimento dei “migliori”
e per averlo trasformato da diritto di tutti a privilegio di pochi.
Chiediamogli scusa se non rappresenta più un luogo per realizzare se stessi e
per garantire un’esistenza degna di questo nome, ma solo un luogo della
mortificazione e della precarietà. E
impegniamoci perché i rapporti di lavoro siano improntati sul valore della
solidarietà e non della sopraffazione, e non stanchiamoci di ripetere che le
vere ricchezze sono solo quelle che si ricavano dall’esercizio della virtù. (da
Vota Socrate edito da Lupo editore)
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