“(…) Mi è stato
insegnato con ardore, ad apprezzare – ed io continuo a guardare e amare con
tale ardore … - poveri oggetti (stilizzati, essenziali, ma solidi), situazioni
le più umili, ma portate con tale dignità, che serenità, buon senso,
innamoramenti al limite del pianto, sono cose che oggi io, figlio di questa
cultura, posso opporre a volte con tale incauta destrezza da rischiare di
bruciare, con legna d’ulivo, il sibilo lungo di una cultura millenaria …
Cambia, cambierà, di molto il volto della campagna, degli aggregati umani, di
interi paesi: è cambiato dal dopoguerra ad oggi, cambierà ancora tra due, tre
generazioni. E cambieranno naturalmente anche abitudini, modi di lavoro,
rapporti …, ecco, quello che non cambierà mai sarà l’idea del dialogo con la
terra che l’uomo ha stabilito dal tempo dei tempi, il grosso respiro, il sibilo
lungo che si può udire solo di mattina, mirando nella vastità dei campi, con
accanto silenziose gli alberi d’argento …” (tratto da La cultura dei Tao di
Antonio L. Verri – Spagine, Fondo Verri Edizioni)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.