In un articolo uscito
sulle pagine culturali di un quotidiano locale il 16 aprile 2015, si auspica un’attenzione
più sostanziale nei confronti di un grande personaggio della cultura salentina
(ed io aggiungerei della scuola salentina):
Nicola De Donno. Fulgido esempio
di “self made man”, Nicola De Donno è stato un uomo forte, in grado di
affrontare a testa alta con orgoglio e umanità, le sofferenze e le difficoltà
della vita di ogni giorno. Egli aveva un bagaglio culturale notevole e
raffinatissimo, tanto che in più di qualche occasione suscitava un certo timore
reverenziale in chi gli si accostava. Promotore instancabile di cultura e culture,
ha insegnato a molti ricercatori indipendenti e non, che cosa significa
possedere il gusto per i documenti storici, e che cosa significhi studiare
storia locale e scrivere di storia locale. Nicola De Donno, è stato una grande persona
che ha lasciato una profonda testimonianza su Maglie, con il suo amore per le
giovani generazioni formatesi come me in
quell’amato Liceo Capece, fucina di sperimentazione per le strutture e per il
rinnovamento didattico. E penso proprio
che un altro genere di lotta, oggi più che mai debba riprendere
quell’avanguardia didattica e formativa che lo stesso De Donno, nella sua
scuola, già negli anni 80 aveva perfettamente individuato e realizzato a
livello progettuale e di contenuti, e che mai come oggi potrebbe ritornare ed
essere di grande interesse, attualità ed
efficacia per le nostre scuole. Diverse opzioni formative,
tecnico-scientifiche, umanistiche, attività curriculari ed extracurriculari
realizzate all’interno della scuola in
uno scambio continuo di idee ed energie, vita di comunità scolastica integrata
e interattiva tra docenti e alunni. Una scuola che vorrei, e dunque un primo
punto da cui partirei per un altro genere di lotta, guarda col cuore e con la
mente a tutto quello spettro di potenzialità educative che già Nicola De Donno
aveva realizzato con la sua esperienza di dirigente scolastico del Liceo Capece
di Maglie. E partirei proprio dal suo esempio per guardare al futuro della
nostra scuola e dei nostri figli, come un modello di sviluppo culturale ed
educativo, che realizzi innovazione e tradizione, nel rispetto delle proprie
radici ma che guardi al futuro della formazione, della pedagogia, e della
crescita culturale dei giovani che guardi alla bellezza del sapere nelle umane lettere, alla scienza, alle nuove forme di
comunicazione sociale, puntando a ridurre sempre di più i disagi che nascono da
una nuova forma di analfabetismo, che è quello digitale. (ADA FIORE)
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