Ne è passato di tempo
da quando il Capitale obbligava al lavoro ricorrendo alla forza bruta. Oggi, al
contrario, per convertire al meglio il lavoro in forza-lavoro ricorre agli
affetti. Per questo possiamo parlare di una nuova economia delle passioni,
specifica dello sfruttamento e della messa al lavoro contemporanee. Per questo,
per analizzare il nuovo regime del capitalismo, occorre guardare ai desideri
che muovono l'adesione al lavoro e agli affetti che spingono a mobilitarsi per
esso. "Servitù volontaria" è il nome del nuovo paradigma? L'autore
sembra suggerire di no. Perché l'economia dei desideri e degli affetti, sulla
quale si fonda la messa al lavoro oggi, non è questione di volontà. Bensì di
strutture, di tecnologie della soggettività e di produzione di desideri
conformi. Insomma, di un'architettura dello sfruttamento fondata sull'individuo
e il suo desiderio. Ecco perché occorre integrare l'analisi di Marx con
un'antropologia delle passioni in grado di dare conto di questa paradossale
richiesta del Capitale: avere dei lavoratori sfruttati... e felici. Servirà
dunque tornare al pensiero di Spinoza.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.