Talvolta, ricette
straordinarie contano pochi, semplici ingredienti. Prendete un viaggio lento in
quell'estremo lembo d'Italia che, nonostante le superstrade incompiute e altre
ferite, sa ancora regalare squarci di pura bellezza. Aggiungete l'attenzione
alla terra - rossa e feconda o calcarea e sitibonda, battuta da un vento
odoroso - in cui gli alberelli affondano intrepidi le proprie radici. Mescolate
piano, usando il dovuto rispetto alla fatica e alla sapienza dell'uomo, dosando
la cura di una tradizione millenaria e la simpatia per il coraggio
dell'innovazione. Guarnite con le note di una canzone, popolare o colta,
malinconica o giocosa, notissima o dimenticata; perché dalla notte dei tempi il
canto, la musica e la danza sposano il vino in ogni festa degna di questo nome.
Infine gustate: si raccomandano animo scevro da pregiudizi, sensi tesi a
cogliere ogni sfumatura, aggettivazione esuberante e mente capace in egual
misura di analisi e d'abbandono. Il risultato è questo consapevole e appassionato
atto d'amore per la vite e per la vita, ché "viviamo tempi tristi e amari,
sarebbe un crimine non provare ad attenuarne il peso".
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