venerdì 22 maggio 2015

CONSIGLIO - Il pensiero selvaggio di Claude Lévi-Strauss (Il Saggiatore)



«Pensiero selvaggio» è l’ossimoro, soltanto apparente, creato da Lévi-Strauss per indicare il vincolo che unisce la «società occidentale» alle popolazioni a lei più remote: è ciò che permette a un indiano americano di ritrovare una pista da indizi infi nitesimali, a un nativo australiano di identificare le impronte su un sentiero, a un automobilista di muoversi con disinvoltura nel traffico metropolitano. Alla ricerca di universali capaci di accomunare ogni uomo in un’unica disposizione cognitiva, Lévi-Strauss individua una struttura, profonda e razionale, grazie alla quale tutte le società elaborano i propri miti e credenze, realizzano il radicamento territoriale e l’organizzazione sociale dei propri componenti, e sviluppano strumenti pratici e complesse tassonomie. La loro necessità, prettamente umana, è di trarre un ordine dal fluire indistinto del reale. Il Saggiatore ripropone oggi quest’opera capitale dello strutturalismo che, pur segnando un punto di svolta nel pensiero antropologico, ha saputo varcare i propri confi ni disciplinari intervenendo nel più ampio dibattito culturale del Novecento. A cominciare dal secco rifiuto di un universalismo astratto ed eurocentrico – evidente nella polemica contro La critica della ragion dialettica di Sartre – che, concepito al tramonto del colonialismo, non ha mai smesso di essere attuale.

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