Con quest'opera Franco
Ricordi, filosofo che proviene da una fondamentale esperienza artistica nel
mondo del teatro, ha inteso indicare un nuovo corso del pensiero occidentale:
il nichilismo, dopo Nietzsche, Heidegger, Severino, è giunto ad un bivio teoretico
analogo a quello denunciato da Jaspers di fronte alla bomba atomica. Pertanto
la riflessione sull'Amore, che solo pochi grandi poeti-filosofi hanno inteso
(tra questi Dante, Shakespeare, Leopardi, Kleist), diviene la via maestra per
inoltrarsi in un nuovo ambito del pensiero. L'uomo è proteso a disconoscere
l'essenza dell'Amore, pur essendo da esso sovrastato (Omnia vincit Amor). Solo
la riflessione sul "Nulla eterno", scrigno dell'Amore e possibilità
di superamento del nichilismo, lascia intravedere la crisi estetica, nel venir
meno poetico e teatrale del "verso endecasillabo", e la crisi etica,
nell'impossibilità di una "Sovrapolitica", dopo la devastante
esperienza del secolo XX.
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